Associazione Culturale Ballincontrà

le tradizioni popolari diventano emozioni

Anguane

Le anguane sono creature femminili legate all'acqua (sorgenti, corsi d'acqua, pozze), appartengono alla mitologia triveneta alpina, tanto che la tradizione vuole siano state loro ad insegnare agli uomini a fare il burro e il formaggio. Sono uno spirito delle acque, grandi danzatrici e cantanti (e non hanno nulla di che invidiare alle sirene, per questo hanno fatto da muse ai canti di alcuni piccoli poeti vicentini - cfr. Francesca Guiotto, Tra boschi, montagne e sorgenti - Il perché delle cose spiegato dall'ingenua curiosità dei fantasiosi contadini Valdagnesi).

Vestite di bianco (ma non mancano realtà dove, invece, le vedono vestite con colori brillanti e accesi come il rosso e l'arancione, e pure di nero, anche se più raro), hanno grida molto forti in grado di stordire l'uditore, si fanno vedere di notte mentre lavano e stendono panni, o a portare l'acqua con le ceste.

Sono esseri dalla doppia natura, ora malefiche (streghe che tramutano gli uomini in pietra o in animali o che rapiscono i bambini) ora creature fatate, bellissime, il cui canto attira gli uomini per far breccia nei loro cuori e sposarli oppure solo per sedurli.

Nel caso in cui sposassero gli uomini, il marito non la può mai chiamare per nome ed accarezzarle il viso, in caso contrario diventano invisibili pur restando sempre innamorate a lui e continuando ogni notte ad accudire la casa e i bambini.

Nel vicentino, l'anguana più famosa è Ittele, figlia di Uttele regina e abitante della Montagna Spaccata sopra San Quirico.

L’antico termine anguana lo si può trovare nel “De Ierusalem celesti”, opera scritta da Frate Jakomin da Verona (Giacomino da Verona) nel XIII secolo.